La Rotonda
La Rotonda
Struttura

Il bassanese Francesco Zamberlan, progettista della Rotonda, non era ufficialmente un architetto, tuttavia aveva esperienza anche nell’edilizia e poteva vantare una concreta collaborazione con Andrea Palladio negli ultimi anni di vita del grande patavino. Impostata com’è su pianta ottagonale, la chiesa si caratterizza immediatamente come un monumento che ha vita autonoma rispetto all’ambiente circostante (e maggiore ne avrebbe se avesse potuto mantenere la cupola con cui era stato pensato).

Chiesa

La scelta del luogo deve costruire la Rotonda fu determinata da considerazioni ovvie: la prossimità dell’oratorio di S. Maria alle Mura, e la disponibilità di spazio nella zona meno urbanizzata della città. Quest’ultimo aspetto poté favorire l’idea dell’edificio a pianta centrale, per altro già usuale da tempo. Lo Zamberlan, del resto, almeno quando andò a febbraio 1575, passò necessariamente per S. Michele Extra (oggi periferia di Verona) e non poté notare la chiesa della Madonna di Campagna, realizzata fra il 1559 e il 1561 su progetto di Michele Sanmicheli: e quell’idea (lo aveva rivelato un grande storico dell’arte, Adolfo Venturi) si ritrova nella Rotonda, anche se indiscutibilmente impoverita. L’effetto altamente suggestivo della pianta centrale era stato ben intuito dai primi grandi architetti del Rinascimento, che avevano anche teorizzato come la forma circolare (o riconducibile al cerchio, com’è l’ottagono) fosse la più adatta a simboleggiare la perfezione di Dio, e quindi ben si prestasse per un edificio sacro, l’ottagono, poi, in particolare, aveva avuto una precisa interpretazione simbolica vedendo nel numero otto un modo per richiamare la redenzione operata dal Cristo (i sette giorni della creazione più quello della Pasqua). Ma al di la dei simboli numerici o geometrici, non sempre convincenti per la mentalità di oggi, resta che una forma a simmetria centrale risulta particolarmente adatta ad esprimere la razionalità, l'equilibrio, il senso del dominio dell'intelligenza umana sulla natura. E la fede -non va dimenticato- se va oltre la razionalità non per questo può rinunciare all'intelligenza. Dal primo Rinascimento in poi le chiese a pianta centrale per lo più dedicate alla Madonna sono moltissime, ma poche presentano un porticato esterno continuo. Anche per questo sembra plausibile supporre che lo Zamberlan abbia guardato all'esempio esistente a S. Michele Extra. La Rotonda, dunque, costituita da un prisma ottagonale regolare circondato nella meta inferiore da un portico anch'esso ottonale (sebbene interrotto a est dalla sacrestia).

Forma
Forma

Malgrado la forma generatrice suggerisca l'idea della circolarità e quindi di un dinamismo avvolgente, l'architetto mostra di aver pensato ogni lato come elemento autonomo anche se uguale agli altri: gli spigoli del prisma sono caratterizzati da strutture forti (pilastri nel portico), cosi come l'asse verticale delle pareti evidenziato dalla finestra centrale in alto e dall'intercolunnio più largo nel portico. Il dinamismo avvolgente della costruzione viene cosi rallentato, e a questo andamento paca to ben si accordano i pochi e sobrii elementi decorativi introdotti dall'architetto: le colonne prive di base e con fusto liscio, terminano con un semplice capitello tuscanico di proporzioni contenute architrave presenta lievissimi aggetti che movimentano appena la superficie con sottili linee d'ombra l'attico ha solo finestrelle ellittiche prive di cornice, sull'asse degli intercolunni; anche nel tamburo centrale che emerge sopra il portico i finestroni non hanno cornice, e solo un leggero incavo nel muro che li separa fornisce un altro lieve motivo di vibrazione luminosa della parete. Tutto ciò trovava nella cupola la conclusione più coerente che oggi possiamo ricostruire solo con la fantasia. Ciò non di meno, chi si accosta alla Rotonda considerandone il carattere architettonico e istintivamente portato ad assumere un atteggiamento di rispetto: ciò che appare all'esterno non promette emozioni particolari ma assicura le condizioni per la serenità spirituale: che un aspetto della fede. Ma poi come si varca la soglia di un ingresso ci si trova immersi in un'atmosfera tutt'affatto diversa: il senso di raccoglimento suggerito dalla forma del vano esaltato emotivamente dalla penombra determinata dalla scura decorazione parietale, entro la quale baluginano i riflessi delle parti dorate Se la cupola fosse sopravvissuta, una decorazione di questo carattere avrebbe avuto senso? Ormai e inutile porsi un simile interrogativo, se non per giustificare la differenza di suggestione fra esterno e interno, e per supporre, quindi, che il completo rivestimento delle pareti abbia finito per tradire l'idea originale dello Zamberlan, facendo prevalere, su quella intellettuale, la componente sensibile della esperienza religiosa. Ma, alla prova dei fatti, dal punto di vista artistico è stato un tradimento felice.

Granaio

I cereali nel Polesine

Geograficamente il Polesine che, si identifica con la provincia di Rovigo, è un territorio appartenente alla grande pianura Veneta delimitato dal fiume Po e dal fiume Adige. La fertilità del terreno di natura alluvionale , la presenza di una fitta rete di canali irrigui e il duro lavoro dei contadini l'hanno reso un immenso granaio fin dai tempi della Serenissima. Il grano, il mais, il riso, la vite, le colture orticole e i frutteti hanno trovato qui un terreno particolarmente fertile determinandone l'attuale ricchezza enogastronomica del territorio. Il gusto dei prodotti del territorio, la loro qualità, gli intensi colori e i delicati sapori si sono ambrati di quella storia contadina che trova manifestazione nelle numerose fiere e sagre di paese e nella qualità della ristorazione. Il frumento o grano, elemento fondamentale della panificazione, è per gli Europei il cereale più importante in quanto è alla base dell’alimentazione umana e veniva conservato con cura nei granai delle case contadine. I campi di grano le cui dorate spighe imbiondano le campagne nei mesi di giugno e luglio sono principalmente di 2 varietà: quella di grano tenero adatta alla produzione del pane e quella di grano duro adatta alla produzione della pasta. Tra le diverse colture del Polesine i cereali sono al primo posto, coprendo molta della superficie agraria con rese medie per il grano tenero di 80 quintali per ha e una produzione complessiva di un milione e 600 mila quintali di grano tenero.


Il deposito del Tempio

Il grano in chicchi deve essere conservato in un luogo ben areato e privo di umidità per evitare che la qualità del prodotto si alteri. Questo locale o magazzino viene chiamato granaio, attrezzato in modo da contenere la maggior quantità possibile di granaglie e provvisto di aperture che consentono al grano di cadere da un ripiano a quello sottostante. Diversamente dalle altre chiese, il Tempio della Rotonda non ha nel passato assolto solo compiti religiosi ma ,è stata anche utilizzata come granaio cittadino, infatti, nella parte superiore del porticato si trova un ampio spazio, illuminato da cinque ovali per lato, che è stato utilizzato come granaio pubblico fin dai tempi della Repubblica di Venezia (La Serenissima). Qui parte del grano ottenuto dalla raccolta annuale veniva conservato permettendo alla popolazione di affrontare periodi di carestia frequenti al tempo e di lenire la fame degli indigenti.

Campane
Campane

Campana I, Alberto Soletti 1768 - Re, diametro 134cm, peso 1.409kg
Campana II, Alberto Soletti 1768 - Mi, diametro 120cm, peso 1.018kg
Campana III, Alberto Soletti 1768 - Fa#, diametro 107cm, peso 704kg
Campana IV, Broili 1901 - Sol#, diametro 88cm, peso 365kg

Campanile

Baldassare Longhena

Sulla travagliata vicenda della costruzione del campanile della Rotonda è facile capire che le difficoltà dovettero essere molte e che durarono a lungo. Ora interessa rilevare che le tante vicissitudini fortunatamente non hanno pesato sul risultato finale: l'opera si presenta con perfetta coerenza formale, e rivela immediatamente di essere stata concepita da una mente che la critica moderna abbia ricca di immaginazione. Del resto significativo che anche la critica moderna abbia accettato la tradizionale attribuzione del progetto a Baldassare Longhena, vale a dire al massimo architetto attivo nel Veneto nel XVII sec, e fra i maggiori della sua epoca. Ma basta confrontare il campanile rodigino con i due campanili della basilica veneziana di S. Maria della Salute il capolavoro del Longhena per constatare come per la Rotonda l'archi abbia portato a maturazione ulteriore un'idea già espressa in modo convincente, magari tenendo conto anche dell'esempio del campanile di S. Giorgio dei Greci, sempre a Venezia, di cui il Longhena nel progetto per Rovigo corresse felicemente la parte terminale, facendo diventare prisma ottagonale quello che la era il dado di sostegno della cupoletta, e caratterizzando la costruzione con felici effetti cromatici Questo di Rovigo l'unico campanile isolato dell'architetto. Per la costruzione rodigina il Longhena si è servito principalmente di due elementi: l'articolazione dei volumi e il gioco dei colori Il basamento a scarpata radica fortemente la costruzione al suolo. Sopra si alza la rossa canna della torre, sta orizzontalmente da qua o bianche cornici marca piano, ma percorsa in senso verticale da tre robuste lesene per lato, secondo un motivo - frequente a Venezia - che risale al Medio Evo: ma qui ha una più risentita motivo consistenza plastica, creando più intensi giochi di luci e di ombre.


Somiglianze con San Marco

E' probabile che l'architetto abbia tratto spunti anche dal campanile di S. Marco: anche qui a Rovigo le finestrelle per illuminare la scala interna sono in posizione asimmetrica, creando un motivo piacevolmente dinamico; anche qui le lesene sono superiormente raccordate da archi a tutto sesto che forniscono un disegno assolutamente nitido che prepara quello dei finestroni della sovrastante cella campanaria. Comprensibilmente quest’ultima è la parte più articolata dell'edificio, perché il con Comprensibilmente quest'ultimo tenuto rapporto fra altezza e larghezza offre maggiori possibilità di composizione, e di grandi aperture, ma anche qui l'articolazione delle superfici e il per la presenza gioco del bianco e del rosso aggiungono ulteriori motivi di vivacità La parte terminale un alto tamburo sovrastato da una cupoletta assume la forma ottagonale che media felicemente il passaggio dalla forma compatta del parallelepipedo allo spazio libero del cielo progressivo allo spazio libero del cielo. Si registra, insomma, un progressivo alleggerimento dei volumi man mano che si procede dal basso verso l'alto, cosi che la dimensione verticale della costruzione assume un valore dinamico caratterizzato con forza ma anche con singolare equilibrio.