La Rotonda |
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La Rotonda |
Già nella prima metà del XVII sec. i figli di Camillo Silvestri (morto nel 1719) e i familiari di Giovanni Torelli (morto nel 1728) avevano voluto ricordare le benemerenze dei loro congiunti murando sotto il portico della Rotonda delle lapidi celebrative, imitati nel 1788 da Rinaldo Silvestri che volle così ricordare il fratello Girolamo; ma è solo all'inizio del XIX sec. che il peristilio della chiesa diventò luogo dove collocare oggetti marmorei d'ogni genere: come lastre tombali e monumenti funerarii, provenienti dalle chiese, dopo il governo napoleonico che aveva prima proibito la sepoltura all'interno delle chiese, e anche nei centri abitati, e poi aveva soppresso le chiese non parrocchiali e gli ordini religiosi; ma oltre alle memorie provenienti dalle chiese, sotto il portico della Rotonda trovarono collocazione anche iscrizioni celebrative e reperti archeologici. Il portico divenne così, di fatto, una specie di museo cittadino.
Contesto |
Memorie marmoree |
Basadonna | |
Basadonna |
I Basadonna furono una famiglia patrizia veneziana, annoverata fra le cosiddette Case Nuove. Le cronache tradizionali ritengono che la
famiglia Basadonna fosse di origine romana. Fuggiti da Altino a seguito del terribile saccheggio del 452 compiuto dagli Unni di Attila,
i Basadonna si sarebbero stabiliti inizialmente sull'isola di Burano. Altre fonti, invece, li fanno giungere a Burano da Muggia, esercenti
l'attività mercantile. Membri del Maggior Consiglio prima della serrata, vi rimasero anche dopo il 1297. Diedero a Venezia alcuni tribuni.
Apparteneva a questo casato la nobildonna Maria Basadonna, madre dell'ultimo doge Lodovico Manin. Ancora presenti in seno al Maggior
Consiglio nel 1797 anno della caduta della Serenissima, i Basadonna non compaiono, tuttavia, tra le famiglie confermate nobili dal Governo
imperiale austriaco. |
Lapidi |
Lapide di Giovanni Gambaro |
Meridiana | |
Meridiana |
Percorrendo il peristilio alla destra della porta principale, subito dopo la porticina di accesso alla cantoria si può notare una lista di pietra che attraversa il pavimento dallo spigolo interno fino al pilastro dove, a tre metri e mezzo di altezza, si vede un piccolo foro che continua fino all'esterno, terminando con una fenditura verticale. Questi due elementi, il foro e la lista di pietra, costituiscono uno strumento astronomico, la meridiana, non infrequente negli edifici sacri tra il XV e il XVIII sec. Attraverso il foro entra, alla culminazione del sole intorno a mezzogiorno, un raggio di luce che genera sul pavimento un dischetto luminoso che è l'immagine del sole. Al mezzogiorno solare vero questa immagine attraversa la lista di pietra, che rappresenta il meridiano locale, e tale istante veniva utilizzato, nel passato, come riferimento astronomico per la determinazione delle ore e delle coordinate geografiche. In periodo estivo il dischetto solare si forma molto vicino al piede del pilastro, mentre andando verso l'inverno se ne allontana progressivamente fino a raggiungere la parete opposta dove la linea meridiano è stata prolungata verticalmente per consentire l'osservazione del fenomeno fino al solstizio di dicembre. |
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