La Rotonda
La Rotonda
Storia

A Rovigo il monumento artistico più noto è la chiesa della B.Vergine del Soccorso, ufficialmente intitolata alla Visitazione di Maria; essa è conosciuta come la Rotonda in virtù della sua pianta ottagonale regolare. La chiesa risale agli anni a cavallo fra Cinquecento e Seicento. Quando fu fondata, Rovigo da oltre un secolo era parte della Repubblica di Venezia. L’edificio fu costruito per conservare degnamente e onorare un’immagine della Madonna su cui si era concentratala devozione popolare e che era affrescata in un piccolo oratorio costruito lungo la recinzione dell’orto dei frati Minori Conventuali di S.Francesco nella zona orientale della città. L’oratorio si affacciava verso le mura difensive dell'abitato, per cui era chiamato S. Maria alle Mura. Non si conoscono documenti che permettano di datare l'oratorio (oggi scomparso) e il dipinto; quest'ultimo presenta caratteristiche di stile che fanno pensare ad un periodo di esecuzione fra la fine del XV sec. e l'inizio del XVI.

Perchè i fedeli erano tanto devoti

Quale sia stata l'occasione che diede origine alla devozione popolare non è affatto chiaro. Nel 1595 un cronista locale, Celio Nicolio, pubblicò un opuscolo illustrando ben 115 eventi ritenuti prodigiosi e attribuiti all’intercessione della Madonna del Soccorso: in questo opuscolo si dice che un 2 luglio (non è specificato l'anno), festa della Visitazione di Maria (prima che il Concilio "Vaticano II" la spostasse al 31 maggio) la città era stata miracolosamente liberata da un assedio; nella relazione che il podestà Alvise Querini presentò al Senato veneto nel 1609, invece, si allude ad un voto fatto dai rodigini in occasione di un’epidemia, anche qui senza indicare l'anno: quello che conosciamo della storia di Rovigo non offre alcun appiglio per confermare l'una o l'altra notizia. Restano però due fatti documentati. Il primo: nel 1591 cominciarono a circolare brevi resoconti a stampa relativi a grazie ottenute da fedeli che avevano pregato davanti all'immagine di S. Maria alle Mura; il secondo: nel 1594 si registrò a Rovigo un forte afflusso di fedeli, il punto che il Consiglio cittadino dovette affrontare li problema del loro vettovagliamento, dato che l'annata agricola precedente era stata poco favorevole. Probabilmente fu questa manifestazione di devozione popolare a stimolare la decisione di costruire una chiesa votiva dove trasferire l’immagine ormai indicata come Madonna del Soccorso. L'iniziativa fu deliberata assieme dal vescovo diocesano, dai frati Minori e dal Consiglio cittadino; non si ebbe, però, l’avvertenza di chiarire subito i ruoli di ciascuno, e ciò darà pretesto per una lunga serie di incomprensioni e di contese.


La costruzione della chiesa

La decisione di costruire la chiesa fu presa alla fine della primavera 1594 nel giro di qualche mese il progetto era pronto, elaborato da Francesco Zamberlan, "proto” (come dire "ingegnere capo") del Magistrato alle acque della Repubblica di Venezia, e il 14 ottobre dello stesso 1594 il vescovo Lorenzo Laureti, presenti tutte le autorità, benediceva la prima pietra della chiesa della B. Vergine del Soccorso. Proprio due giorni prima il capomastro Andrea Menon, che aveva la responsabilità della direzione dei lavori, mentre stava demolendo un muro per liberare l'area su cui sarebbe sorto il nuovo edificio, rimase travolto dall'improvviso crollo del muro stesso: rimase miracolosamente incolume. Il generoso afflusso di offerte consentì una discreta rapidità nella costruzione dell’edificio. La città, per mezzo del suo Consiglio, si impegnò a sostenere buona parte delle spese sia in denaro contante per 1700 ducati, sia sotto forma di materiale da costruzione (da ricavare dalla demolizione di alcune torri difensive ormai in disuso); lo stesso podestà dell'epoca, Benedetto Tagliapietra, offrì un contributo personale di 186 lire. Altre offerte giunsero da varie comunità del Polesine (in particolare Arquà, Bosàro, Castelguglielmo, Costa, Frassinelle, Fratta e Lùsia). Appunto sull'amministrazione delle offerte cominciarono presto le contese, che si complicarono abbondantemente quando emersero anche questioni sulla giurisdizione della chiesa. La soluzione arrivò solo nel 1764 quando il Senato Veneto dichiarò definitivamente che la giurisdizione della chiesa spettava alla città. I disaccordi rallentarono i lavori della costruzione, ma non in modo rilevante. Dopo quasi sette anni dall'inizio dell'opera, nel 1601 veniva costruita la copertura provvisoria, e subito si avviava la realizzazione della cupola prevista dal progetto, che fu terminata nell'aprile 1603. Ma qualcosa non doveva essere stato previsto adeguatamente, perché dopo pochi mesi la cupola dette senni di cedimento e si rese necessario abbatterla; entro i primi mesi del 1606 la chiesa aveva una nuova copertura (provvisoria, nelle intenzioni) costituita da un poco problematico tetto a piramide. Non sappiamo quando la chiesa cominciò ad essere officiata. I documenti ci dicono che il grande altare di legno dorato fu collocato nel 1607 e che la venerata immagine della Madonna del Soccorso fu inserita nella nicchia dell'altare - con opportuna, solenne cerimonia - solo l’8 settembre 1608.


Il campanile

Frattanto, nel 1655, era iniziata la costruzione del campanile, il cui progetto (stando alla tradizione, per altro accolta concordemente dalla critica) venne elaborato da Baldassare Longhena; ma i lavori procedettero a singhiozzo: interrotti nel 1657, ripresi dal ’71 al ’72 e poi ancora dal ’75 al ’76; in quell’anno un’alluvione dell’Adige impegno ogni energia, umana e finanziaria, per far fronte alla calamità, e la fabbriceria della Rotonda contribuì con 500 ducati. Forse per questo i lavori rimasero sospesi per quasi un secolo, quando era costruita quasi tutta la canna della torre; la ripresa si ebbe nel 1768, e la cella campanaria fu completata nel 1773: il Sabato santo di quell’anno poterono essere suonate le campane. La cupoletta verrà completata l’anno seguente.


La decorazione

La decorazione dell'interno procedette lentamente, e sebbene il risultato finale sia, in una considerazione d'insieme, armonioso ed organico, sembra difficile sostenere che si stata realizzata seguendo un vero progetto generale. Nel 1625 infatti, l'aspetto dei muri venne modificato scavandovi venti nicchie a mezz'altezza per collocarvi altrettante statue (che vennero realizzate nel 1627; una decina d'anni dopo si pensò di completare la decorazione della fascia mediana inserendo fra le nicchie venti quadri (compiuti nel 1639, otto dei quali dovettero essere piegati per adattarli agli angoli; è probabile che le cornici centinate siano state eseguite sùbito dopo (i documenti ricordano nel 1640 l’attività dell'intagliatore Francesco Acellino, senza però specificare cosa abbia realizzato); solo nel 1644 prese il via la decorazione che ha conferito alla chiesa l'aspetto così caratteristico, la serie delle tele celebrative dei podestà alternate, nella fascia inferiore, con quelle che illustrano storie della Madonna (a conferma dell’estemporaneità della decorazione è da notare, fra l'altro, che anche vent'anni prima si onoravano i podestà con tele celebrative che però non erano pensate per i muri interni della chiesa). La decorazione era sostanzialmente compiuta nel 1684. Nei primi anni del XIX se i muri esterni della chiesa si coprirono di ogni genere di memoria marmorea che si voleva salvare dalla dispersione: dai reperti archeologici alle lapidi sepolcrali provenienti dalle chiese dove venivano eliminate le tombe in seguito al decreto napoleonico del 1804.